
La prima ospite che incontriamo live a Graphics and Sound è Ira Green, una delle voci più interessanti del panorama rock italiano. Ira si è imposta all’attenzione del grande pubblico partecipando all’edizione 2015 di The Voice of Italy, nel corso della quale è stata scelta da Piero Pelù, che l’ha definita “Un uragano timido”.
Riportiamo un estratto dell’intervista che potete ascoltare nella versione integrale nel podcast a fondo pagina.
Ciao Ira, benvenuta a Graphics and Sound. Molti di noi ti hanno conosciuta grazie alla partecipazione all’edizione 2015 di The Voice of Italy. Incontestabilmente hai una grande voce rock e nel tuo nome c’è un colore, il verde, ce lo puoi spiegare?
Green era un personaggio teatrale a cui mi sono legata tantissimo nel periodo che ho fatto teatro ed era un personaggio che cercava di creare una sorta di comunicazione tra le varie mentalità umane e mi ci sono affezionata.
Tu hai fatto esperienze teatrali mi hai detto?
Sì, ho fatto teatro per 3 anni a Napoli, a livello amatoriale diventato poi un mezzo lavoro, lo spettacolo era divertente perché mi piaceva essere differente ogni volta.
Mi sembra rispecchiare un po’ il tuo personaggio e tu sei veramente vigorosa estremamente direi anche aggressiva sul palco ed è il tuo posto naturale credo.
Questo è poco ma sicuro. Più che naturale lo è diventato, partendo dal fatto che io sono sempre stata una persona abbastanza riservata e lo sono tutt’ora. Semplicemente lo affronto diversamente perchè l’esperienza che ho fatto mi ha permesso di lasciare qualche freno inibitore e diventare un po’ più sciolta e a mio agio in determinate situazioni.
Però sul palco non esiste più nulla.

Nella tua biografia c’è scritto che nel tuo percorso artistico hai sperimentato, oltre al teatro come mi hai detto, anche altre discipline in particolare la danza che secondo me è una delle cose più difficili da affrontare. Quando hai capito però che la tua strada invece della danza e del teatro era quella musicale?
Penso che è un po’ come provare una macchina. Ne proverai mille prima di capire qual’è quella che ti sta bene addosso.Anche io ho iniziato con la danza, ho iniziato a fare gare però sentivo che comunque qualcosa mi veniva a mancare. L’ho capito nel momento in cui ho preso la chitarra per la prima volta per scrivere.
La tua strada l’hai determinata, come sempre accade, da sola.
Sì, con una penna.
Sei stata fin da subito dotata di una voce diciamo graffiante oppure nel tuo repertorio hai affrontato anche cose un pochino più calme?
In realtà ascoltando brani vecchi che ho registrato noto una voce un po’ diversa. Anche se c’è sempre stata rabbia nella mia voce. Dipende dalle esperienze che si fanno. Se faccio la stessa esperienza a 15 anni e a 30 anni saranno 2 reazioni diverse.

Hai partecipato all’edizione 2015 di The Voice of Italy che sicuramente ha avuto un impatto sulla tua carriera. Come è stato il tuo il tuo approccio a questa trasmissione e a questo mondo che effettivamente può presentare diciamo delle cose piacevoli ma anche cose che uno vorrebbe risparmiarsi?
Ho visto più gente svanire davanti ai miei occhi che persone avvicinarsi col cuore. Io non sono mai cambiata a mio avviso. E brutto vedere persone che si dichiarano amici puntarti il dito contro. Però anche questo mi ha aiutato perchè ho capito che la sola persona su cui contare siamo noi stessi. Lo so, è un po’ egoista. Ho visto molti che dopo il talent hanno lasciato perdere, mentre la cosa più importante è continuare a “scazzottare” dopo il talent.
L’importante è non credere di essere arrivati, ma di essere semplicemente giunti ad un punto di partenza. Presentarsi 4,5,6 sere per 3 minuti in televisione ha un valore altissimo.
In quei 3 minuti devi essere il leone più grande della savana, perchè se abbassi la cresta è finita. Devi essere un martello pneumatico.
Questa esperienza ti ha fatto fare dei cambiamenti dal punto di vista della personalità o della creatività?
Più che cambiamenti direi miglioramenti, è un upgrade che fai della tua persona. Se vuoi stare sotto i riflettori, piccoli medi grandi che siano, una pagina su facebook, un profilo instagram o un canale YouTube, bisogna essere pronti ad accettare qualsiasi cosa, critiche, offese. Anche quello è crescere. Con la televisione ho capito che sono occasioni per crescere e migliorare.

Nelle tue canzoni sei autrice di testi e musica, il tuo primo album “Re(be)ligion” è completamente in inglese, il secondo “7” in italiano. Ci sono differenze nel creare un brano in inglese e in italiano?
E totalmente diverso. In inglese dici 3 parole e hai spiegato tutta la situazione, in italiano devi essere più attento a come descrivi determinate cose, a quale parola andrai ad usare e spiegare un concetto è molto più difficile.
Come nasce una canzone di Ira Green? Quali sono le tue fonti di ispirazione?
Da tutte le esperienze che mi raccontano, che vedo. Dipende dalle sensazioni.
C’è una fase creativa in cui vieni ispirata dalle immagini, anche mentalmente, tipo quando racconti una storia?
Molte volte sono ispirata dalle immagini e dai colori. Avevo mio suocero che era un artista ed è veramente bello riuscire a vedere una persona anche attraverso quello che fa.
Il tuo secondo album “7” è dedicato ai 7 vizi capitali, raccontati… dal peccatore.
“Cristallo”, la penultima traccia dell’album, si accompagna a un video molto bello di cui hai anche curato la sceneggiatura insieme a Marco Branca.
Nel video ci sono i disegni realizzati da una tua fan, come è nata questa idea e collaborazione?
Marilisa Picchione è l’artista che ha fatto i disegni. All’inizio non spaevo come fare perchè ci trovavamo in pieno periodo Covid e le collaborazioni venivano fatte a distanza. Sentimmo Cristallo e decidemmo che doveva essere il prossimo singolo. Ci venne in mente di fare dei disegni dal momento che non si poteva girare un video. Io ho fatto le bozze insieme a Marco Branca. É stato un lavoro di squadra molto importante, ho visto nascere tutto naturalmente. Successivamente abbiamo contattato Marilisa, avevo già visto i suoi disegni ed ero affascinata dal suo modo di disegnare.
É stato bello vedere come tutto quello che intendevo comunicare venisse tradotto tramite immagini. Affiancato alla musica è uno sposarsi perfetto di 2 arti.
Ti sei occupata del lato visivo delle tue produzioni anche in altre occasioni?
La copertina dell’ultimo album l’ho fatta io insieme a Marco Branca.

Oltre alla tua musica, hanno molto successo anche le tue cover su YouTube. Cosa ti guida nella scelta dei brani da interpretare?
Dipende, un po’ bisogna seguire quello che ascoltano le persone che ti seguono. Cerco di fare quello che mi è più consono, non andrei mai a scegliere una cover estremamente bassa o non modificabile.
Per tornare in tema di colori, una cover molto intensa è quella di Purple Rain, (la fai anche nelle esibizioni live). Cosa ti fa preferire questo capolavoro di Prince? C’è qualcosa che ti lega a questo brano?
La tristezza, quella parte struggente di Prince che in un brano non ti aspetti.
“Nella vita, se vogliamo davvero risolvere le cose, dobbiamo essere il binario, non il treno.”
Ira Green