Intervista con Flavia Bucci

Penso perciò che tutte le arti, quando sono disposte a ascoltarsi le une con le altre, si accorgono di parlare la stessa lingua, e questo è un aspetto della questione che mi affascina tanto. Poi non è detto che debba accadere per forza, ma penso che quando accade è una specie di magia che va oltre lo spazio e il tempo.

Flavia Bucci

In questa intervista parliamo con Flavia Bucci di un percorso artistico in continua evoluzione e di affinità fra la sua arte e una sinfonia musicale.

Ciao Flavia, ti va di raccontarci il tuo percorso nel mondo dell’arte?

Ciao Michela!
Il mio percorso di studi (iniziato nel 2011 in Accademia di Belle Arti di Carrara) mi ha portata ad avere una formazione da pittrice, ma in realtà amo sperimentare con diversi mezzi e creare installazioni di varia natura. Mi piace che i materiali e i supporti che utilizzo abbiano uno stretto legame con il concetto che intendo esprimere attraverso l’opera. Le prime installazioni le ho create quando ero ancora in Accademia, all’inizio usavo lo scanner e avevo un modo di procedere ritmico e ripetitivo: questo nel tempo è diventato un tratto distintivo del mio lavoro. Le prime mostre le ho fatte nel 2014, e più o meno nello stesso anno ho iniziato a partecipare ad alcuni festival e residenze. Sono state tutte esperienze molto costruttive, che mi hanno permesso di imparare e confrontarmi con il mondo. Man mano che sono andata avanti nella mia ricerca le immagini si sono semplificate e i concetti sono diventati sempre meno definiti, o anzi meno “definitivi”, più cangianti insomma. La cosa mi piace molto perché io stessa quando osservo ciò che realizzo ne divento spettatrice e ne traggo qualche nuova sfumatura. Ad ogni modo questa semplificazione esecutiva mi ha riportata un po’ alle “origini”, e oggi si esprime prevalentemente con disegni e lavori grafici. Continuo a partecipare ad ogni tipo di situazione artistica che mi permetta di conoscere nuove persone e di crearmi nuovi punti di riferimento, mi piace osservare con gli occhi degli altri e apprendere da persone che lavorano quotidianamente con l’arte. Ciò che spero è di non fermarmi mai e di non credere mai di essere “arrivata”, voglio che il mio percorso artistico possa essere rappresentato come una serie di tappe. C’è un passo del Talmud che dice qualcosa del tipo “non sarai tu a completare l’opera ma non puoi esimerti dal tentare”, questo è lo spirito con cui mi sento attualmente di vivere il mio lavoro.

Trame © Flavia Bucci
La sperimentazione senza dubbio ti appartiene, Anticorpi è un tuo progetto iniziato nel 2015, terminato nel 2019 e più che mai attuale. Come è nato?

Anticorpi è un progetto in cui creavo dei pattern stampando a mano delle vertebre animali e integrando il tutto con il disegno ripetuto di uno stesso volto. In quel periodo stavo studiando un po’ di distopie, ero abbastanza immersa in un immaginario fatto di proiezioni pessimistiche dell’esistenza. Io di base mi ritengo piuttosto ottimista, però quegli studi mi affascinavano molto e mi facevano capire l’importanza di certi aspetti della vita, ma soprattutto l’importanza dell’attenzione e della cura che bisogna rivolgere a ciò che fa parte dell’esistenza. A un certo punto in un libro (non ricordo più quale, ahimè) leggo una frase che parla di come certi sistemi cibernetici non combattano gli elementi che vi si oppongono, ma riescono piuttosto a inglobarli utilizzandoli come anticorpi che li fortificano e immunizzano contro quel tipo di opposizione. Questa frase mi era sembrata davvero attuale e applicabile a molti tipi di strumentalizzazione attuati da esponenti della politica, dei media. Ho perciò immaginato questa figura umana perennemente intrappolata in un meccanismo come un piccolo ingranaggio fra i tanti, incapace di venirne a capo. Nel frattempo ero entrata in possesso di alcune vertebrine animali. Le vertebre mi sembravano perfette per esprimere gli ingranaggi di un meccanismo, da lì a provare ad inchiostrarle e stamparle il passo è stato breve. Oggi poi la cosa ha assunto una nuova sfumatura di significato a causa di quanto sta accadendo nel mondo.

Anticorpi © Flavia Bucci
Veniamo alle Trame ossia le tue opere composte da tante piccole forme circolari. Mi rimandano alle vibrazioni emesse dalla musica. Come avviene la creazione di queste opere?

Le Trame nascono come tentativo di fissare attraverso il disegno delle situazioni immaginariamente dinamiche. Si tratta di opere (a china e acrilico) che realizzo accostando tanti piccoli cerchi gli uni agli altri. Il loro andamento è determinato dalla direzione e le dimensioni che hanno. L’immagine finale è un astratto che da lontano sembra un chiaroscuro mentre da vicino se ne possono leggere i dettagli. Le ho sempre immaginate come elementi di una sinfonia che si va a costruire, e proprio per questo hanno molto a che fare e anzi, devono tanto alla musica così come ai principi fisici che determinano il generarsi di un suono.

Life on Mars? © Flavia Bucci

Nei lavori che ho realizzato su Tabloud ho voluto inoltre provare a giocare e intervenire su alcuni spartiti, così che le mie forme potessero insinuarsi in quelle, ugualmente circolari, delle note. È stato per me un modo di far incontrare due linguaggi, farli dialogare, è un ponte che mi interessa molto e che intendo continuare a costruire.

Astronomy Domine © Flavia Bucci
Sempre su Tabloud hai realizzato un meraviglioso trittico su 3 brani di Alone vol. IV di Gianni Maroccolo. Lascio a te la parola.
Carnivora (E mentre tu giri, giri e giri io ti guardo) © Flavia Bucci

Questa è stata una grande sfida. Per quanto la musica sia fondamentale nella mia vita, non avevo mai realizzato un’opera totalmente ispirata a un singolo brano. Qui ho provato a mettermi in gioco considerando un “segno” il fatto che l’intero disco tratti tematiche che, per questioni personali, sento molto vicine. Perciò ho deciso di lasciarmi “invadere” da questo progetto musicale, abbassando tutte le mie difese e lasciandomi ferire in qualche modo. L’ho ascoltato quasi ininterrottamente per alcuni giorni per assimilarlo e lasciando infine che le tre opere fossero il frutto di uno stato d’animo che emergeva a prescindere dal mio controllo ma che fosse allo stesso tempo perfettamente consapevole nel suo prendere corpo in particolar modo nei pezzi che alla fine ho scelto. Ne è venuto fuori un incontro di gestualità più istintiva unita a elementi ricorrenti del mio immaginario. I brani a cui sono ispirati i tre disegni sono “Sognando”, “Ogni luce” e “E mentre tu giri, giri e giri io ti guardo”. La prima è atroce e il disegno che ne è risultato ricalca il sentimento di prigionia che mi ha trasmesso; la seconda ha qualcosa di disperatamente dolce nel modo in cui tratta la tematica della distorsione della realtà, il disegno prende spunto proprio da questo mood; e la terza è spaziale, è l’immobilità nel movimento. Insomma, non so definire la qualità dei disegni però sono felice dell’onestà con cui sono venuti fuori.

Qual è la tua concezione di arte e musica?

Per me l’artista è un individuo che sa costruire e rappresentare, anche e soprattutto qualcosa che ancora non esiste, qualcosa di invisibile o di impalpabile. Questo lo puoi fare scrivendo, dipingendo, suonando ecc. Per quanto mi riguarda, grazie all’impegno dei miei genitori, sono cresciuta tra libri, mostre d’arte e valanghe di cd (e cassette anche!). Quando disegno o dipingo, perciò, c’è sempre un cd, una playlist che non è un sottofondo, ma una specie di direttore dei lavori, un faro che mi indica la via. Ho imparato gran parte dei valori in cui credo dagli artisti e sono molto fiera di questo. Penso di aver capito che certi sentimenti sono comuni a tutti i vari settori delle arti e che anzi, avere la capacità di rappresentare degli archetipi sia proprio uno dei fondamenti di chi intraprende questo tipo di percorso. Penso perciò che tutte le arti, quando sono disposte a ascoltarsi le une con le altre, si accorgono di parlare la stessa lingua, e questo è un aspetto della questione che mi affascina tanto. Poi non è detto che debba accadere per forza, ma penso che quando accade è una specie di magia che va oltre lo spazio e il tempo.

Su cosa stai lavorando adesso?

Per ora sto portando avanti i disegni delle Trame che sono in continua evoluzione, soprattutto per quanto riguarda gli scenari in cui sono immerse.

Da alcuni mesi sono studentessa in una scuola di calcografia, sto provando ad apprendere delle tecniche molto affascinanti e che mi portano a definire anche diversi percorsi e progetti. Infine sto pensando a nuovi lavori in cui le mie opere possano camminare a stretto contatto con la musica, da quando ho iniziato grazie al vostro progetto di Tabloud mi sono chiesta continuamente come mai non lo avessi fatto prima.

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La pagina di Flavia Bucci su Tabloud

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