Fotografare la Musica: Intervista a Marco Pacini

© Marco Pacini

Sia la musica che la fotografia sono per me frutto di alchimie: un’alchimia di tempo e note la prima, di luce e tempo la seconda, entrambe quindi frutto dell’impalpabile, dell’immateriale.

Marco Pacini

Qualche giorno fa siamo stati alla mostra fotografica Descrizione dell’Attimo dove abbiamo avuto il piacere di incontrare Marco Pacini, uno dei 5 fotografi le cui opere sono esposte al Teatro Marchionneschi.

A dire il vero, l’incontro è stato preceduto da quello con le sue fotografie. L’aspetto che ci ha colpito è il riuscire a catturare l’essenza di un evento rendendolo immediatamente riconoscibile, sintetizzare in un’immagine l’esperienza di chi ha partecipato ad un concerto. Noi che eravamo presenti ad alcuni di quegli eventi non abbiamo avuto dubbi che si trattasse proprio di quella serata. Gli abbiamo quindi proposto di accompagnarci nel suo viaggio tra musica e immagini.

Oltre all’architettura, ti sei dedicato alle foto dei live dei gruppi o musicisti. Cosa cerchi di cogliere tramite le tue foto durante i live? E cosa deve avere o trasmettere una foto perché ti appaghi e ti identifichi?
© Marco Pacini

Ho iniziato a fotografare nella metà degli anni settanta che ero ancora un ragazzino e dopo tutto questo tempo l’amore per le immagini non mi ha ancora lasciato; ho praticato ogni genere fotografico e, fin da allora, la fotografia ha seguito quelle che sono le mie passioni. A quell’epoca erano “donne e motori”, e infatti prevalentemente mi dedicavo alla fotografia sportiva in campo motoristico (competizioni di motocross ed enduro) e alla ritrattistica (fotografavo le mie compagne di scuola). Dopo una lunga pausa dovuta prima a impegni di studio e poi di lavoro, ho ripreso a fotografare assiduamente nella metà degli anni duemila quando ormai la tecnologia digitale aveva preso l’avvento sull’analogico. Col passare del tempo miei interessi si sono evoluti e adesso, anche grazie alla mia formazione, mi sono appassionato alla fotografia di architettura ma, avendo ripreso a seguire i concerti, anche alla fotografia di spettacoli.
Ovviamente ogni genere fotografico presenta difficoltà diverse e diversi canoni estetici. La fotografia di architettura si basa sullo studio delle forme in relazione alla luce: è una fotografia riflessiva e rigorosa nella quale il mio sforzo è quello di esaltare le geometrie dell’opera che riprendo nel suo contesto.

© Marco Pacini
© Marco Pacini

Con la fotografia di spettacoli “live” siamo agli antipodi. Fotografare uno spettacolo dal vivo è un misto tra il reportage e la ritrattistica, eseguita in un ambiente nel quale le luci che cambiano continuamente e il pubblico che interagisce con gli artisti sono parte integrante dello spettacolo. Quanto la fotografia di architettura è pacata, riflessiva e studiata, richiedendo uno studio del soggetto e del giusto momento di ripresa, tanto la fotografia agli spettacoli live è istintiva, fisica, immediata e necessita di una grande attenzione ai veloci cambiamenti di luci, delle espressioni dei musicisti e del contesto. Tutto inizia e si conclude nel breve spazio temporale dell’esibizione, che il fotografo non può cambiare ma deve sfruttare al meglio. Ovviamente la conoscenza dell’artista che ritraggo e delle luci e spazi dell’ambiente dove si svolge il concerto aiutano molto, ma il risultato è inevitabilmente diverso ogni volta, come sono diversi i musicisti che riprendo e diverse le ambientazioni che i light-designers hanno dato allo spettacolo che sto ritraendo. E quello che cerco di cogliere è proprio questo: l’atmosfera dello spettacolo e il carattere dell’artista. Mi piace infatti sia isolarlo e cogliere le sue espressioni più intime, quasi fossimo in sala di posa, sia riprendere e documentare il contesto del palco su cui si esibisce con la band, i giochi di luci e le acclamazioni dal pubblico.

Luigi Ghirri ha detto “c’è una strana e misteriosa parentela tra suono e immagine che mi ha sempre affascinato”. Vale lo stesso anche per te? Se è così, qual è la tua interpretazione?
© Marco Pacini

Luigi Ghirri è uno dei miei autori preferiti e le sue immagini mi hanno accompagnato dai miei primi passi nel mondo della fotografia fino alla sua prematura scomparsa, un fotografo che ha avuto grandi frequentazioni sia nel mondo dell’architettura che in quello della musica ed anche per questo mi è particolarmente vicino. Quindi come non condividere le sue parole? Sia la musica che la fotografia sono per me frutto di alchimie: un’alchimia di tempo e note la prima, di luce e tempo la seconda, entrambe quindi frutto dell’impalpabile, dell’immateriale. Pur non avendo mai suonato nessuno strumento non sono mai riuscito a fare a meno della musica che mi ha accompagnato fin dalla giovanissima età. Ascolto i generi musicali più disparati, dalla classica al rock, dal jazz all’indie, dalla lirica al blues e ho sempre pensato alla genesi di un brano musicale come a una magia, un po’ come magico mi è sempre sembrato, da ragazzino, l’apparire delle immagini negli acidi nella camera oscura, quindi i parallelismi sono molteplici: a un certo punto ho unito le due magie ed ho cominciato a fotografare la musica.

© Marco Pacini

Il sito di Marco Pacini
Marco Pacini su Flickr

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