David Bowie, Artista oltre le Note 1

I will sit right down, waiting for the gift of sound and vision. And I will sing, waiting for the gift of sound and vision, drifting into my solitude, over my head. Don’t you wonder sometimes about sound and vision?

 — D. Bowie, Sound and Vision
ᴛʜᴇʀᴇ’ꜱ ᴀ ꜱᴛᴀʀᴍᴀɴ ᴡᴀɪᴛɪɴɢ ɪɴ ᴛʜᴇ ꜱᴋʏ © Dizetaenne Art

Nel 2016 ho avuto la fortuna di visitare la stupenda mostra David Bowie is al MAMbo dove il suo contributo artistico in termini visivi è stato messo stupendamente in risalto. E se i suoi costumi di scena sono nell’immaginario collettivo, un aspetto da alcuni meno conosciuto è il suo stretto legame con le arti visive, di cui era sia autore che collezionista. Un esempio di fusione tra musica e immagini che ha ispirato (e continua a ispirare) non solo musicisti, ma anche artisti e designers. Non a caso lui stesso definiva la sua musica “tridimensionale”.

Bowie rappresenta una connessione tra Andy Warhol, Bertolt Brecht, William Blake, Charlie Chaplin, Antonin Artaud, Salvador Dalí, Marlene Dietrich, Philip Glass, Nietzsche, Hollywood glamour, graphic design […]

Victoria Broackes and Geoffrey Marsh

E non a caso abbiamo dedicato a lui le prossime 2 puntate della trasmissione Graphics and Sound realizzata in collaborazione con Radiogas dove potete ascoltare la versione sonora di questo articolo e associare la musica alle immagini che trovate qui.

Bowie pittore

Bowie coltiva la passione per la pittura durante tutta la sua vita. Lo aiutava nel processo creativo della musica. Come racconta lui stesso in questa bella intervista ad Arena Rock, nel 1978, al suo ritorno in Europa da Los Angeles, la prima cosa che fece fu dedicarsi alla pittura dopo tanto tempo, ritrovando così anche l’ispirazione musicale.

Definiva il suo stile come una forma di Espressionismo Realistico.

Sono di questo periodo (trilogia berlinese) Portrait of JO, ritratto di Iggy Pop realizzato nel suo appartamento di Berlino dove si erano appena trasferiti (1976) e Child In Berlin, ispirato dall’incontro con un bambino spaventato mentre andava dal dentista con lo studio sopra il suo appartamento al 155 in Hauptstrasse.

Il ritratto e la figura umana sono sempre molto presenti nelle sue opere. La serie Dhead diventa pubblica nel 1994 e include, tra gli altri, anche il suo autoritratto.

Bowie direttore creativo

Bowie sentiva la necessità di avere il controllo su tutta la sua produzione, non solo musicale. Il suo contributo spazia dal design delle copertine degli album ai video e ai tour.

Nel 1964, a Londra, prima del decollo della sua carriera musicale, lavora per un anno come junior visualizer nell’agenzia pubblicitaria Nevin D. Hirst. Il lavoro si rivelerà molto stressante, ma qui imparerà a realizzare bozze e proposte per campagne pubblicitarie e storyboards.
Una volta giunto alla popolarità, utilizzerà queste tecniche per i visuals legati alla sua produzione musicale.

Space Oddity (1969)

É il secondo album di Bowie e l’illustrazione di George Underwood nel retro copertina si basa su una sua bozza.

The Man Who Sold the World (1970)

Aveva intuito l’importanza della copertina nel trasmettere il mood e i contenuti di un album. Per questo album furono create differenti versioni allo scopo di esplorare mercati e audience diversi.
La prima versione del 1970 per il mercato statunitense utilizza l’illustrazione di un cowboy davanti al manicomio di Cane Hill a sud di Londra. La versione UK del 1971 è quella più nota, con la foto di Bowie in ambientazione vittoriana, capelli lunghi e look androgino. In un’intervista a Playboy nel 1976 citerà come ispirazione per questa copertina l’opera del pittore preraffaellita Gabriel Rossetti.
La versione dello stesso anno per il mercato tedesco, ha un tono più psichedelico e presenta l’illustrazione di una creatura ibrida con la testa di Bowie e le ali su sfondo rosso.
Infine, nella versione internazionale del 1972, c’è una foto in bianco e nero di Bowie nei panni di Ziggy Stardust in contemporanea con il debutto del personaggio.

Hunky Dory (1971)

É il fotografo Brian Ward a realizzare la copertina di Hunky Dory.
L’ispirazione è un ritratto di Greta Garbo. La fotografia viene successivamente ricolorata dal suo vecchio amico George Underwood per suggerire l’idea di un manifesto dipinto a mano dei tempi del muto.

Sono i tempi della Factory e l’ammirazione per Andy Warhol è tale da dedicargli una canzone dell’album. L’unico incontro tra i 2 avviene nel settembre del 1971 ed è documentato in questo breve video.

L’anno successivo, dichiara in un’intervista su Melody Maker, “Sono gay, lo sono sempre stato” diventando così il simbolo del movimento gay britannico. Nella stessa intervista dichiara anche “La mia natura sessuale è irrilevante. Sono un attore, recito una parte, frammenti di me stesso“.

Un’ambiguità perfetta per il Glam Rock che nasce in quel periodo e di cui diventerà icona.

The Rise and Fall of Ziggy Stardust and the Spiders from Mars (1972)

É il disco della sua consacrazione a rockstar con il personaggio di Ziggy Stardust. Le foto della copertina vengono scattate dallo stesso Brian Ward di Hunky Dory in una Londra fredda e piovosa. Su precisa indicazione di Bowie, l’ambientazione deve ricordare un vicolo di Brooklyn, come in un classico film di fantascienza. Quel vicolo al 23 di Heddon Street era semplicemente perfetto.

Le foto, scattate in bianco e nero, furono colorate successivamente dal grafico Terry Pastor “per raggiungere l’ultra-realistico stile fiabesco della copertina dell’album“.

Aladdin Sane (1973)

Alzi la mano chi non conosce questa immagine di David Bowie. È quella della copertina di Aladdin Sane, con il fulmine disegnato sul suo viso. Fu il risultato della collaborazione fra il fotografo Brian Duffy e il make-up artist Pierre Laroche.

Questa immagine è divenuta simbolica al punto di essere rappresentata ancora sugli oggetti più diversi.

Diamond Dogs (1974)

Per l’album Diamond Dogs e il relativo tour c’è una grande quantità di materiale a testimoniare quanto fosse presente il contributo di Bowie nel prodotto finale.

Nel realizzare la copertina, l’artista Guy Peelaert si basa proprio su 2 schizzi di Bowie a sua volta ispirati dal dipinto Sphinx di Fernand Khnopff (1896).

Sphinx
Diamond Dogs cover

Le storyboards dettagliate, gli studi del make-up e i personaggi creati da Bowie inizialmente per il film Hunger City (poi non realizzato) saranno utilizzati per la scenografia del tour in nord America.

Il tour fu uno dei più spettacolari della storia, alla cui preparazione Bowie dedicò molte energie. Ambientato nella decadente Hunger City, fu ispirato principalmente da 1984 di George Orwell, The Wild Boys di William S. Burroughs e dal film The Omega Man.

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David Bowie, Artista oltre le Note / Parte 2

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